ASPETTI FAUNISTICI
La fauna presenta le stesse problematiche, sebbene con diversi fattori limitanti, evidenziate per la vegetazione, ossia un impoverimento e un degrado dovuto alle attività antropiche, fra le quali sicuramente le più impattanti sono le attività agricole, l’inquinamento delle acque e la caccia.
I gruppi faunistici presi in considerazione per l’analisi attuale sono i Pesci, gli Anfibi, i Rettili, i Mammiferi e gli Uccelli fra i Vertebrati, i Lepidotteri Ropaloceri (farfalle diurne), gli Odonati (libellule) ed i Molluschi terrestri fra gli Invertebrati.
Gli invertebrati analizzati sono ottimi indicatori ambientali in quanto la presenza o l’assenza di determinate specie fornisce utili indicazioni sulla qualità generale dell’ambiente esaminato: le farfalle diurne, specialmente quelle legate ad ambienti umidi, e molte specie di libellule hanno subito un forte declino demografico proprio a causa della distruzione di paludi e stagni.
Occorre ricordare comunque che il territorio esaminato non rappresenta più un vero e proprio habitat naturale, ma un agroecosistema plasmato da secoli dalle attività umane.
PESCI
Il tratto terminale del fiume Secchia presenta alcuni bellissimi meandri, fatto attualmente quasi eccezionale per i fiumi planiziali, che nella maggior parte dei casi sono stati rettificati: tali meandri rappresentano un ottimo habitat per la fauna ittica, poiché la corrente rallenta, favorendo la crescita delle piante acquatiche, le quali fungono da aree riproduttive per molte specie.
Purtroppo il Secchia per molti mesi all’anno soffre di una notevole scarsità idrica, che sicuramente non è condizione ottimale per la vita dei pesci e presenta una scarsa qualità delle acque: analisi effettuate utilizzando gli organismi acquatici come bioindicatori (metodologia I.B.E.) hanno fornito un quadro tanto scontato quanto desolante della qualità delle acque del fiume, dato che nella maggior parte delle stazioni le acque sono classificate come inquinate o molto inquinate.
Vivono, o forse è meglio scrivere vivevano, nel tratto terminale del Secchia ben 18 specie ittiche.
Tra le specie di maggior interesse conservazionistico, ma anche alieutico, occorre ricordare la Cheppia (Alosa fallax nilotica) e la Lasca (Chondrostoma genei), le cui popolazioni si sono ridotte notevolmente negli ultimi quindici anni (Ferri et al., 1986).
La Cheppia vive in grossi branchi lungo le coste per poi risalire tra febbraio e marzo i fiumi, dove avviene la riproduzione: la frega ha luogo da aprile a maggio.
Purtroppo nel Secchia, come in molti altri affluenti padani, la specie può ritenersi ormai quasi estinta poiché la rimonta è limitata a pochi esemplari che si spingono fino a San Martino Secchia (MO) (Sala et al., 2000).
La Lasca sembra godere di maggiore fortuna in quanto le popolazioni sono più numerose e a minor rischio di estinzione locale.
Anche il Cobite (Cobitis taenia bilineata), un pesce di fondo dall’aspetto vagamente serpentiforme, era molto comune sino a 15-20 anni fa, poi è avvenuto un drastico crollo della popolazione. Data la sua colorazione mimetica e poco appariscente, sicuramente la popolazione risulta sottostimata ma attualmente è una delle specie a maggiore rischio di estinzione.
Nella tabella allegata sono elencate ben 18 specie ittiche, di cui alcune purtroppo ormai introvabili per le mutate condizioni ambientali, come ad esempio la Lampreda comune: è inoltre utile osservare che ben 5 specie appartengono alla fauna esotica (Pesce gatto e Persico sole dall’America settentrionale; Siluro, Gobione giallo e Rodeo amaro dall’Europa centrale e orientale).
Queste ultime, in particolare il Siluro, stanno causando danni enormi alla fauna autoctona: i siluri nei primi anni del loro sviluppo, sino a circa 30 cm, si nutrono di larve di insetti acquatici come Tricotteri, Efemerotteri, Ditteri, di vari tipi di Crostacei e di Molluschi,poi passano ad un regime alimentare piscivoro nutrendosi di ciprinidi come il Carassio, l’Alborella, la Savetta, il Triotto e il Cavedano.
Questa specie trae un importante vantaggio dal regime termico del Po, sicuramente migliore di quello dei fiumi di origine dal clima più freddo, e questo permette un lunghissimo periodo riproduttivo, che inizia a maggio e termina a settembre, con un produzione di uova molto maggiore.
In Italia il Siluro è divenuto una vera e propria calamità faunistica, in quanto, non trovando competitori o predatori, è riuscito a proliferare in maniera ormai incontrollabile a danno delle specie autoctone di pesci e di invertebrati: per ironia della sorte, al contrario, nei paesi di origine, a causa della pesca indiscriminata, questa specie corre un serio pericolo di estinzione.
Il Gobione giallo e il Rodeo amaro sono invece sicuramente stati introdotti in Italia con i periodici ripopolamenti del cosiddetto “pesce bianco”, mentre il Pesce gatto e il Persico sole sono ormai da considerarsi naturalizzati.
ANFIBI
Il numero di anfibi rinvenuto durante i sopralluoghi sul campo è stato veramente esiguo, fatto in parte dovuto alla tarda stagione dei rilievi (agosto-settembre), in parte alla scarsità delle popolazioni di varie specie di rane e rospi.
La specie che è stata censita in maniera ubiquitaria, in tutto il territorio del parco, è la Raganella (Hyla intermedia).
In qualche fosso all’interno della golena Imperiata è stato osservato anche qualche individuo di Rana verde (Rana esculenta synkl.): bisogna osservare che le popolazioni di questa specie hanno subito un disastroso calo demografico a causa della diffusione tanto capillare quanto esorbitante del Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), che si nutre dei girini e forse anche degli adulti, oltre che di molti altri invertebrati.
Attualmente tutti canali ed i fossi della bassa pianura padana presentano elevate quantità di gamberi americani e pochissime rane.
Occorre sicuramente provvedere ad effettuare nuove indagini sul campo, della durata di almeno un anno, per verificare la presenza di altre specie interessanti, come ad esempio la Rana agile (Rana dalmatina) o il Rospo comune (Bufo bufo), scomparsi da buona parte del territorio padano.
RETTILI
Anche per i Rettili vale quanto detto sopra per gli anfibi: le osservazioni sul campo sono state poche e limitate alla Lucertola muraiola (Podarcis muralis), al Ramarro (Lacerta bilineata), al Biacco (Hierophis viridiflavus) e alla Biscia dal collare (Natrix natrix), specie ubiquitarie nelle campagne padane.
Risulta quindi anche in questo caso opportuno predisporre una campagna di monitoraggio per individuare l’eventuale presenza del Colubro liscio (Coronella austriaca) e della Biscia tassellata (Natrix tessellata).
MAMMIFERI
Per quanto riguarda i Mammiferi sono presenti poche specie anche se l’asta fluviale viene utilizzata da molte specie quale corridoio biologico: occorre segnalare nelle campagne limitrofe a San Rocco l’avvistamento nei mesi invernali del 2004 di un Capriolo (Capreolus capreolus), che probabilmente è giunto nell’area esaminata dalle Casse di espansione del Secchia.
Altre specie che utilizzano il “corridoio” costituito dalle fasce ripariali boscate sono la Volpe (Vulpes vulpes), la Faina (Martes foina), specie ormai abbastanza comuni nei territori planiziali, e il Tasso (Meles meles), che è stato segnalato in numerose occasioni nella bassa pianura negli ultimi anni (alcuni anni fa a Concordia, proprio vicino all’argine del Secchia, un esemplare venne investito da un auto: fortunatamente è sopravvissuto ed è stato poi rilasciato in natura; presso l’impianto idrovoro Le Mondine, in comune di Moglia, è stato catturato un esemplare all’interno di una trappola per nutrie).
I micromammiferi (insettivori e roditori) necessitano di ulteriori studi in cui prendere in considerazioni i rigetti alimentari dei rapaci notturni, indicazione certa della presenza delle specie: la tabella elenca le specie probabilmente presenti, in base a studi effettuati in aree di pianura analoghe.
Le conoscenze sui pipistrelli, invece, sono molto scarse e le specie segnalate sono state inserite soltanto sulla base di dati bibliografici.
UCCELLI
All’interno del territorio del Parco sono presenti nelle diverse stagioni dell’anno (migrazione primaverile, periodo riproduttivo, migrazione autunnale), almeno una settantina di specie ornitiche, alcune legate all’ambiente fluviale, altre alle macchie boscate ripariali, altre ancora agli agroecosistemi.
Alcune delle specie più interessanti da segnalare per la loro importanza conservazionistica sono il Tarabusino (Ixobrichus minutus), il Lodolaio (Falco subbuteo), il Colombaccio (Columba palumbus), l’Upupa (Upupa epops), il Picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Picoides major), l’Averla piccola (Lanius collurio), che con la loro presenza indicano una discreta/buona qualità ambientale degli agroecosistemi dove sono presenti alberi, filari e siepi che ne permettono la nidificazione.
Alcune specie sono molto localizzate all’interno del Parco come il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), che si rinviene soltanto nel Bugno del Conte, mentre altre come il Picchio rosso minore (Picoides minor) sono state inserite soltanto come possibili presenze, dato che le condizioni ambientali ne permetterebbero la sopravvivenza, ma non sono state osservate attualmente nell’area.
LEPIDOTTERI ROPALOCERI
La presenza di circa trenta specie di Lepidotteri Ropaloceri è senza dubbio un sicuro indicatore della discreta qualità ambientale delle aree golenali del Secchia, con una buona diversificazione dell’ecosistema agricolo e fluviale
La specie più interessante dal punto di vista conservazionistico, anche perché inserita nella Direttiva Habitat, è la Licena delle paludi (Lycaena dispar), in regressione in tutto l’areale europeo, ma presente nelle aree perifluviali, nelle zone umide e lungo gli argini dei canali anche di piccole dimensioni.
E’ necessario predisporre un piano di monitoraggio della durata almeno biennale per valutare correttamente la comunità di farfalle presenti all’interno del Parco.
ODONATI
Le specie rinvenute sono molto poche, anche a causa del periodo in cui sono cominciate le uscite sul campo.
Anche in questo caso è necessario predisporre uno studio di almeno un paio di anni per valutare correttamente la presenza di svariate specie che non sono state attualmente osservate, ma che molto probabilmente vivono all’interno del Parco.
MOLLUSCHI TERRESTRI
Anche per i Molluschi occorre effettuare ulteriori studi sul campo, dato che i dati sono molto scarsi.
Un dato sicuro è l’assenza dalla quasi totalità del territorio del Parco della Cepaea nemoralis, specie che vive nei pressi di siepi e filari: è stata ritrovata soltanto presso l’argine maestro del Po (Comune di San Benedetto Po), estremo lembo settentrionale del Parco, e probabilmente gli individui rinvenuti sono stati fluitati dal Po.
ORTOTTERI
Occorre sottolineare l’importanza del ritrovamento della Acrida mediterranea (Acrida ungarica mediterranea), una grossa cavalletta dal capo conico allungato.
Questa specie vive in ambienti prativi mesoxerofili e termofili sia all’interno della pianura che in habitat costieri, da luglio ad ottobre: la si può osservare, con un po’ di attenzione, sugli arginelli.
E’ stata osservata presso la golena Imperiata (Quistello) e sull’argine del Po presso l’Argine Vecchio (San Benedetto Po).
Nella Pianura padana era molto maggiormente diffusa in passato mentre attualmente si può considerare estremamente localizzata e rara, tanto che alcuni autori hanno inserito la specie all’interno di una lista rossa, termine tecnico che generalmente indica le specie a maggior rischio di estinzione o a priorità di conservazione, nella categoria “specie in pericolo - vulnerabile”.